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Mali invernali: la bronchiolite

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13.1.2015

Un'infezione molto frequente che colpisce il sistema respiratorio, soprattutto nel periodo invernale. Gli esami da fare, le raccomandazioni e le indicazioni per il trattamento e cosa evitare per lasciare che si risolva senza conseguenze.

Mali invernali: la bronchiolite

 

LA BRONCHIOLITE: SINTOMI, DIAGNOSI, TRATTAMENTO 
Un'infezione molto frequente che colpisce il sistema respiratorio, soprattutto nel periodo invernale. Gli esami da fare, le raccomandazioni e le indicazioni per il trattamento e cosa evitare per lasciare che si risolva senza conseguenze.
Che cos'è
La bronchiolite è un'infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio e in particolare le piccole vie aeree dei bambini di età inferiore ai due anni, con maggior prevalenza nei primi 6 mesi di vita.
Le cause
Il patogeno più coinvolto è il virus respiratorio sinciziale (VRS). L'infezione, particolarmente frequente nel periodo invernale, è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con secrezioni infette. La fase di contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni. 
I sintomi
Generalmente esordisce con febbricola e rinite (infiammazione del naso); successivamente possono comparire tosse che si aggrava gradualmente e difficoltà respiratoria -più o meno marcata- caratterizzata da un aumento della frequenza respiratoria e rientramenti intercostali. Il più delle volte si risolve spontaneamente e senza conseguenze. Tuttavia, in alcuni casi, può rendersi necessario il ricovero, specialmente al di sotto dei sei mesi di vita.
In bambini così piccoli è spesso presente un'ipossiemia (diminuzione dell'ossigenazione del sangue) più grave rispetto allo stato generale del bambino e può osservarsi una disidratazione più o meno severa a causa della perdita idrica determinata dallo sforzo respiratorio. Inoltre, nei pazienti con storia di prematurità o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato il rischio di apnea (episodio di pausa respiratoria prolungata e/o pericolosa) e ne vanno pertanto monitorizzati i parametri cardio-respiratori.
La diagnosi
La diagnosi di bronchiolite è sostanzialmente basata su riscontri clinici supportati, ove necessario, da accertamenti laboratoristici e/o strumentali. Sono disponibili test da eseguire sull'aspirato nasofaringeo dei pazienti sospetti per la ricerca dei virus respiratori responsabili.
- La prima misurazione da eseguire è quella dell'ossigenazione tramite saturimetro. Una saturazione arteriosa < 95% è stata identificata come un indicatore di gravità con necessità di ospedalizzazione. 
- L'emogasanalisi arteriosa è un esame che permette di valutare l'ossigenazione del sangue e, attraverso la misurazione dell'anidride carbonica, l'efficacia degli scambi gassosi.
- La radiografia del torace può essere utile, ma non è essenziale, nella diagnosi e valutazione della bronchiolite. Spesso si riscontrano aree di addensamento e di assenza di aria in più zone dei polmoni dovute alla disventilazione.
Il trattamento
Come detto, la bronchiolite è una malattia che in genere si risolve spontaneamente, e il suo decorso è modificato in minima parte dalle terapie. Il trattamento deve essere quindi essenzialmente di supporto e deve garantire, laddove necessario: 
- un'adeguata ossigenazione del sangue attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato e riscaldato;
- un'adeguata idratazione -qualora l'alimentazione risultasse difficoltosa- attraverso la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa. 
Non sono indicati, nel trattamento della bronchiolite:
- l'uso della terapia broncodilatatrice (farmaci che dilatano i muscoli dei bronchi e quindi migliorano la respirazione in caso di spasmo bronchiale), perché l'uso prolungato dei broncodilatatori è stato associato a peggioramento dell'ipossiemia. 
- l'uso dei corticosteroidi per via aerosolica. Tale uso - per bocca, intramuscolo o endovena- si è dimostrato efficace nelle forme gravi, nelle quali ha determinato un più rapido miglioramento della sintomatologia e nel ridurre la durata del ricovero. Nonostante questa sia una malattia infiammatoria acuta delle vie respiratorie,
Non è inoltre raccomandato:
- l'uso routinario degli antibiotici (che può essere giustificato nei bambini immunocompromessi/immunodepressi o in caso si sospetti un'infezione batterica concomitante o secondaria);
- l'uso della terapia antivirale (ribavirina).

 

La bronchiolite è un'infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio e in particolare le piccole vie aeree dei bambini di età inferiore ai due anni, con maggior prevalenza nei primi 6 mesi di vita.


Le cause

Il patogeno più coinvolto è il virus respiratorio sinciziale (VRS). L'infezione, particolarmente frequente nel periodo invernale, è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con secrezioni infette. La fase di contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni. 


I sintomi

Generalmente esordisce con febbricola e rinite (infiammazione del naso); successivamente possono comparire tosse che si aggrava gradualmente e difficoltà respiratoria -più o meno marcata- caratterizzata da un aumento della frequenza respiratoria e rientramenti intercostali. Il più delle volte si risolve spontaneamente e senza conseguenze. Tuttavia, in alcuni casi, può rendersi necessario il ricovero, specialmente al di sotto dei sei mesi di vita.
In bambini così piccoli è spesso presente un'ipossiemia (diminuzione dell'ossigenazione del sangue) più grave rispetto allo stato generale del bambino e può osservarsi una disidratazione più o meno severa a causa della perdita idrica determinata dallo sforzo respiratorio. Inoltre, nei pazienti con storia di prematurità o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato il rischio di apnea (episodio di pausa respiratoria prolungata e/o pericolosa) e ne vanno pertanto monitorizzati i parametri cardio-respiratori.


La diagnosi

La diagnosi di bronchiolite è sostanzialmente basata su riscontri clinici supportati, ove necessario, da accertamenti laboratoristici e/o strumentali. Sono disponibili test da eseguire sull'aspirato nasofaringeo dei pazienti sospetti per la ricerca dei virus respiratori responsabili.

  • La prima misurazione da eseguire è quella dell'ossigenazione tramite saturimetro. Una saturazione arteriosa < 95% è stata identificata come un indicatore di gravità con necessità di ospedalizzazione. 
  • L'emogasanalisi arteriosa è un esame che permette di valutare l'ossigenazione del sangue e, attraverso la misurazione dell'anidride carbonica, l'efficacia degli scambi gassosi.
  • La radiografia del torace può essere utile, ma non è essenziale, nella diagnosi e valutazione della bronchiolite. Spesso si riscontrano aree di addensamento e di assenza di aria in più zone dei polmoni dovute alla disventilazione.

Il trattamento

Come detto, la bronchiolite è una malattia che in genere si risolve spontaneamente, e il suo decorso è modificato in minima parte dalle terapie. Il trattamento deve essere quindi essenzialmente di supporto e deve garantire, laddove necessario:

  • un'adeguata ossigenazione del sangue attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato e riscaldato
  • un'adeguata idratazione -qualora l'alimentazione risultasse difficoltosa- attraverso la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa. 

Non sono indicati, nel trattamento della bronchiolite:

  • l'uso della terapia broncodilatatrice (farmaci che dilatano i muscoli dei bronchi e quindi migliorano la respirazione in caso di spasmo bronchiale), perché l'uso prolungato dei broncodilatatori è stato associato a peggioramento dell'ipossiemia.
  • l'uso dei corticosteroidi per via aerosolica. Tale uso - per bocca, intramuscolo o endovena- si è dimostrato efficace nelle forme gravi, nelle quali ha determinato un più rapido miglioramento della sintomatologia e nel ridurre la durata del ricovero. Nonostante questa sia una malattia infiammatoria acuta delle vie respiratorie,

Non è inoltre raccomandato:

  • l'uso routinario degli antibiotici (che può essere giustificato nei bambini immunocompromessi/immunodepressi o in caso si sospetti un'infezione batterica concomitante o secondaria)
  • l'uso della terapia antivirale (ribavirina).

Fonte: Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, Roma

 

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