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Il prurito alla pancia in gravidanza

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22.4.2015

Avvertire prurito sul pancione durante i mesi di gravidanza è normale, ma se il fastidio diventa molto intenso e si estende anche a mani e piedi può trattarsi di una complicanza gravidica da tenere sotto controllo, la Colestasi intraepatica gravidica

Il prurito alla pancia in gravidanza

Il prurito alla pancia (1/10)Man mano che cresce la pancia, è possibile che la donna avverta tensione e prurito localizzato. È del tutto normale. Se però questo bruciore o prurito si fa molto intenso e si presenta anche ai palmi delle mani e sulle piante dei piedi, può trattarsi di Colestasi intraepatica gravidica (accumulo di acidi biliari nel fegato). Altri sintomi di allarme sono la presenza di urine di colore più scuro del solito e un notevole senso di stanchezza. Deve essere curata perché può mettere a repentaglio la vita del feto e, a volte, anche della madre
Man mano che cresce la pancia, è possibile che la futura mamma avverta tensione e prurito localizzato. È del tutto normale. 
Se però questo bruciore o prurito si fa molto intenso e si estende anche ai palmi delle mani e sulle piante dei piedi può trattarsi di Colestasi intraepatica gravidica (accumulo di acidi biliari nel fegato), una complicanza gravidica da non sottovalutare.
Altri sintomi di allarme sono la presenza di urine di colore più scuro del solito e un notevole senso di stanchezza. Deve essere curata perché può mettere a repentaglio la vita del feto e, a volte, anche della madre.
La colestasi intraepatica gravidica sembra essere causata dall'aumentata sensibilità genetica agli estrogeni (i cui livelli aumentano notevolmente durante la gravidanza).
Clinicamente la colestasi intraepatica gravidica compare quasi sempre nella seconda metà della gravidanza e più frequentemente in gravidanze gemellari.
Il primo sintomo accusato dalla futura mamma è il prurito, che può rimanere l’unico sintomo o, più spesso, essere seguito, dopo una o due settimane, da subittero o da ittero.
La colestasi gravidica intraepatica complica dallo 0,8% all'1,5% delle gravidanze ed espone il feto ad un aumentato rischio di nascita prematura ed anomalie dello sviluppo.
La colestasi gravidica scompare nel corso delle prime due settimane dopo il parto ma tende a ripresentarsi nelle gravidanze successive o con l'assunzione di contraccettivi orali.
Oltre ad alterqazioni della concentrazione sierica degli acidi biliari possono aumentare anche le concentrazioni di aminotransferasi, bilirubina, fosfatasi alcalina e gamma-GT.
La colestasi intraepatica gravidica non trattata, associata a elevati livelli ematici di acidi biliari o ad ittero, si associa ad un aumento di complicanze fetali e neonatali, tra cui distress fetale, morte endouterina fetale (nella maggior parte dei casi dopo la 34ªsg), parto pretermine con sindrome da distress respiratorio neonatale e ricovero in terapia intensiva neonatale, liquido amniotico tinto di meconio.
Il trattamento della colestasi intraepatica della gravidanza si basa sull'utilizzo di resine a scambio ionico, come la colestiramina, che inibiscono il riassorbimento intestinale dei sali biliari.
La terapia più efficace è quella con UDCA, che non solo riduce la colestasi, ma ha un’azione positiva anche sul feto, in quanto tende a riportare verso la norma il pattern dei sali biliari.
Tuttavia, la terapia con UDCA non sempre risulta sufficiente: in questi casi, o quando il prurito sia molto intenso, si associa la colestiramina, resina a scambio ionico che diminuisce il riassorbimento intestinale dei sali biliari.Man mano che il pancione cresce è possibile che la futura mamma avverta tensione e prurito localizzato. 

Man mano che il pancione cresce durante la gravidanza è del tutto normale che la futura mamma avverta tensione e prurito localizzato. 

Se però questo bruciore o prurito si fa molto intenso e si estende anche alle mani e ai piedi, può trattarsi di Colestasi intraepatica gravidica (accumulo di acidi biliari nel fegato), una complicanza gravidica da non sottovalutare.

Il primo sintomo accusato dalla futura mamma è il prurito, che può rimanere l’unico sintomo o, più spesso, essere seguito, dopo una o due settimane, da subittero o da ittero.

Altri sintomi di allarme sono la presenza di urine di colore più scuro del solito e un notevole senso di stanchezza.

Oltre ad alterazioni della concentrazione sierica degli acidi biliari possono aumentare anche le concentrazioni di aminotransferasi, bilirubina, fosfatasi alcalina e gamma-GT.

La colestasi gravidica intraepatica complica dallo 0,8% all'1,5% delle gravidanze ed espone il feto ad un aumentato rischio di nascita prematura ed anomalie dello sviluppo.

Deve essere curata perché può mettere a repentaglio la vita del feto e, a volte, anche della madre. 
La colestasi intraepatica gravidica non trattata, associata a elevati livelli ematici di acidi biliari o ad ittero, si associa ad un aumento di complicanze fetali e neonatali, tra cui distress fetale, morte endouterina fetale (nella maggior parte dei casi dopo la 34ªsg), parto pretermine con sindrome da distress respiratorio neonatale e ricovero in terapia intensiva neonatale, liquido amniotico tinto di meconio.

La colestasi intraepatica gravidica sembra essere causata dall'aumentata sensibilità genetica agli estrogeni (i cui livelli aumentano notevolmente durante la gravidanza).

Clinicamente la colestasi intraepatica gravidica compare quasi sempre nella seconda metà della gravidanza e più frequentemente in gravidanze gemellari.

Scompare nel corso delle prime due settimane dopo il parto ma tende a ripresentarsi nelle gravidanze successive o con l'assunzione di contraccettivi orali.


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