Separazione e divorzio sono eventi dolorosi e difficili da gestire per tutti, genitori e figli. Alcuni consigli per non commettere errori con i figli e per tutelare il loro equilibrio psicologico
Mamma e papà, anche quando vanno verso la separazione e poi magari verso il divorzio, non devono dimenticare mai che le loro funzioni genitoriali non si sospendono, ma continuano a sussistere sempre, momento per momento.
Separazione e divorzio sono situazioni penose e difficili da gestire, per tutti: genitori e figli. Avere alcuni punti fondamentali di riferimento può forse, almeno un poco, facilitare le cose.
È tassativo che nella mente dei genitori siano ben distinti i due piani dei rapporti: quello degli adulti fra di loro e quello dei bambini fra di loro. Quando gli adulti hanno a che fare con i bambini, stabiliscono un rapporto che non è, né deve mai essere, paritario. Tra di loro, ovviamente, gli adulti possono richiedersi e donarsi reciprocamente sostegno affettivo, con vantaggio per entrambi. Ed è pure ovvio che è buona cosa se gli adulti sono disponibili a fornire sostegno affettivo ai bambini. Ma, viceversa, è fonte di grossi guai per i bambini quando essi sentono che sono gli adulti a chiedere sostegno affettivo a loro (ai bambini), soprattutto se a richiedere è uno o sono entrambi i genitori. I bambini, inevitabilmente, si sentono sovraccaricati di un compito per loro sproporzionato (consolare un adulto, consigliare un genitore, orientare su scelte “da grandi”), che li fa sentire – giustamente – insicuri e incapaci.
Fra due fuochi. Quando i due coniugi si separano, invece, purtroppo è facilissimo che l’uno, l’altro o entrambi arrivino a utilizzare il figlio per i loro scopi (anziché continuare a essergli dedicati), usandolo addirittura come arma, aizzandolo contro l’altro, convocandolo come alleato, erigendolo a giudice, o sottraendolo al partner per fargli dispetto. Sono comportamenti pesanti che hanno gravi conseguenze sullo sviluppo della mente del bambino. Trovandosi tirato in mezzo in una guerra – che è guerra di coppia – il bambino accentuerà le proprie fantasie che sia colpa sua se i genitori non vanno d’accordo, se si separano e se non riescono a tornare a stare insieme come una volta. Di lì in poi, gli sarà difficile guardare a se stesso e al proprio futuro con sufficiente fiducia, dato che si sente, inevitabilmente, un fallito proprio nel compito che si presenta come fosse il più importante della sua vita. Compito che si sente assegnato direttamente dai genitori, che per lui sono, fra tutte, le persone più importanti che possano esistere.
Un compito insostenibile. Il bambino non lo sa che il compito di tenere insieme i suoi genitori è per lui impossibile e che esso compete solo a loro due.
Bisogna evitare del tutto di affidargli questo compito, anche in forme mascherate, prima di tutto perché non gli compete. Ma bisogna anche non richiedergli di essere consolati o risarciti da lui se le cose col proprio partner amoroso vanno male.
Certamente i due partner amorosi in crisi hanno anche bisogno di farsi consolare, ma devono rivolgersi ad altri adulti per questo, lasciandone fuori i figli. E così è bene che non si chieda ai figli consiglio su che cosa fare, su come gestire il rapporto col partner o, peggio ancora, con gli avvocati o col giudice. Il bambino, nonostante ogni apparenza (“È saggio come un ometto”; “È la mia migliore amica, una vera donnina”), si trova, dentro di sé, letteralmente distrutto dall’angoscia, perché davvero non sa cosa sia realisticamente un rapporto amoroso fra adulti, mentre si sente chiamato a farne da regista.
Conviene sapere che, sì, è meglio se i genitori stanno insieme e si vogliono bene; ma che è un vero disastro se essi cercano di stare insieme “per le creature”. È certo, infatti, che, se stanno insieme per i figli e non per loro stessi, prima o poi quei genitori gliela faranno pagare salata, ributtando sui figli la responsabilità delle loro frustrazioni e la colpa dei loro immensi sacrifici. Il fatto è che i figli – conviene ribadirlo – non c’entrano proprio nulla nella gestione del rapporto amoroso fra i coniugi. Derivano da esso, ma stanno su un altro piano.
Per i figli, la separazione della coppia genitoriale è sempre una tragedia, così come lo è per i due partner della coppia, del resto. Una tragedia affrontabile, però, soprattutto se si viene aiutati ad affrontarla. Certe volte basta l’aiuto dei genitori stessi, altre volte è utile il ricorso a uno psicoterapeuta. Spesso da parte di nonni, zii e parenti vari arrivano più interferenze colpevolizzanti e squalificanti che non aiuto. La coppia, anche quando va a separarsi, ha da proteggersi dalle interferenze.
Speranza e incertezza. Pur nel dolore per la fine di un rapporto amoroso, con tutte le delusioni, i rancori, i sentimenti di perdita e i rimpianti, i coniugi si separano con la speranza di andare verso un miglioramento della loro vita. Per i figli, invece, di solito è difficile immaginare che la separazione di papà e mamma possa portare a dei miglioramenti anche per loro. Vivranno soprattutto insicurezza per il futuro: “Bisogna fare attenzione, con questi due: se mamma lascia papà, e viceversa, perché tra di loro non vanno d’accordo, io sono in pericolo, perché, se li deludo o non vado d’accordo con loro, posso essere abbandonato anche io”. Spesso, allora, i ragazzi tendono a essere ansiosamente ossequienti; ma più spesso ancora tendono a mettere alla prova la tenuta del rapporto con mamma e papà, per verificarne il punto di rottura, con atteggiamenti provocatori.
Il bambino deve essere informato che mamma e papà si separano, quando le decisioni sono prese. Non è opportuno interpellarlo, chiedendogli un parere.
È importante rassicurarlo che mamma sarà sempre mamma, e papà sarà sempre papà, anche se mamma e papà non staranno più insieme e non saranno più marito e moglie. Si può mostrare gli esempi di suoi compagni o conoscenti che hanno i genitori separati, in modo che possa vedere che il dolore, inevitabile per tutti (genitori e figli), è vivibile, anche se penoso. Bisogna rassicurarlo esplicitamente che lui non ha, né mai ha avuto, né avrà mai responsabilità alcuna, né sulla buona riuscita, né sul fallimento del rapporto amoroso fra i grandi.
Molto più spesso, però, i genitori possono litigare anche senza arrivare necessariamente a separarsi o a divorziare. Dovrebbero, però, se possibile, astenersi dal litigare in presenza dei figli, per evitar loro un’esperienza che per loro è sempre traumatica, piena di paura, sgomento, angoscia, colpa, vergogna, rabbia. Anche se stanno in un’altra stanza, magari impegnatissimi, i figli tendono sempre l’orecchio per sentire cosa fanno i grandi di là. Se proprio si ha da litigare, conviene uscire di casa o aspettare che siano usciti di casa loro.
Paolo Roccato
Quando i due coniugi si separano purtroppo è facilissimo che uno o entrambi i genitori arrivino a utilizzare il figlio per i loro scopi, usandolo addirittura come arma, aizzandolo contro l’altro, convocandolo come alleato, erigendolo a giudice, o sottraendolo al partner per fargli dispetto.
Sono comportamenti pesanti che hanno gravi conseguenze sullo sviluppo della mente del bambino. Trovandosi tirato in mezzo alla guerra di coppia, il bambino tenderà a pensare che sia colpa sua se i genitori non vanno d’accordo.
Da lì in poi gli sarà difficile guardare a se stesso e al proprio futuro con fiducia, si sentirà inevitabilmente un fallito perché non è riuscito nel compito più importante della sua vita: tenere uniti i genitori (le persone più importanti che possano esistere).
Il compito di stare insieme compete esclusivamente ai genitori: bisogna assolutamente evitare di affidare (anche se inconsciamente) questo compito al bambino, perché non gli compete.
Bisogna anche fare attenzione a non richiedere al bambino consolazione se le cose col proprio partner amoroso vanno male. Certamente i due partner amorosi in crisi hanno anche bisogno di farsi consolare, ma devono rivolgersi ad altri adulti per questo, lasciandone fuori i figli. Tra adulti è normale richiedersi e donarsi reciprocamente sostegno affettivo, ed è anche normale che gli adulti offrano tale sostegno affettivo ai bambini. Ma quando gli adulti hanno a che fare con i bambini, stabiliscono un rapporto che non è paritario (né deve mai esserlo). Quando un genitore chiede sostegno affettivo al proprio figlio, può creare grossi guai (peggio ancora se la richiesta proviene da entrambi i genitori).
I bambini, inevitabilmente, si sentono sovraccaricati di un compito per loro sproporzionato (consolare un adulto, consigliare un genitore, orientare su scelte “da grandi”), che li fa sentire insicuri e incapaci.
Non si deve chiedere ai figli consiglio su che cosa fare, su come gestire il rapporto col partner o, peggio ancora, con gli avvocati o col giudice. Di fronte a una separazione o a un divorzio il bambino è tremendamente angosciato e non deve essere chiamato in causa.
Quando due genitori vorrebbero lasciarsi ma decidono di stare insieme per il bene dei figli possono nascere delle situazioni disastrose. Se mamma e papà stanno insieme per i figli e non per loro stessi, prima o poi quei genitori riverseranno sui figli la responsabilità delle loro frustrazioni e la colpa dei loro immensi sacrifici.
Ricordiamoci che i figli non c’entrano nulla nella gestione del rapporto amoroso fra i coniugi. Derivano da esso, ma stanno su un altro piano. Per i figli, la separazione della coppia genitoriale è sempre una tragedia, così come lo è per i due partner della coppia, del resto. Una tragedia affrontabile, però, soprattutto se si viene aiutati ad affrontarla.
Certe volte basta l’aiuto dei genitori stessi, altre volte è utile il ricorso a uno psicoterapeuta. Spesso da parte di nonni, zii e parenti vari arrivano più interferenze colpevolizzanti e squalificanti che non aiuto. La coppia, anche quando va a separarsi, deve proteggersi dalle interferenze.
Pur nel dolore per la fine di un rapporto amoroso, i coniugi si separano con la speranza di andare verso un miglioramento della loro vita. Per i figli, invece, è difficile immaginare che la separazione di papà e mamma possa portare a dei miglioramenti anche per loro. Vivranno soprattutto insicurezza per il futuro chiedendosi "se mamma e papà si lasciano, abbandoneranno anche me se li deludo o se litighiamo?".
Spesso, allora, i ragazzi tendono a essere ansiosamente obbedienti; oppure diventano provocatori con i genitori per mettere alla prova la tenuta del rapporto con mamma e papà, per verificarne il punto di rottura.
- Il bambino deve essere informato che mamma e papà si separano quando le decisioni sono prese. Non è opportuno interpellarlo, chiedendogli un parere.
- È importante rassicurarlo che mamma sarà sempre mamma, e papà sarà sempre papà, anche se mamma e papà non staranno più insieme e non saranno più marito e moglie.
- Si può mostrare gli esempi di suoi compagni o conoscenti che hanno i genitori separati, in modo che possa vedere che il dolore, inevitabile per tutti (genitori e figli), è vivibile, anche se penoso.
- Bisogna rassicurarlo esplicitamente che lui non ha, né mai ha avuto, né avrà mai responsabilità alcuna, né sulla buona riuscita, né sul fallimento del rapporto amoroso fra i grandi.
Molto più spesso, però, i genitori possono litigare anche senza arrivare necessariamente a separarsi o a divorziare. Dovrebbero, però, se possibile, astenersi dal litigare in presenza dei figli, per evitar loro un’esperienza che per loro è sempre traumatica, piena di paura, sgomento, angoscia, colpa, vergogna, rabbia. Anche se stanno in un’altra stanza, magari impegnatissimi, i figli tendono sempre l’orecchio per sentire cosa fanno i grandi di là. Se proprio si ha da litigare, conviene uscire di casa o aspettare che siano usciti di casa loro.
Fonte: Paolo Roccato, Uppa.it
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